"mio caro Rammius..."

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tigranes
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"mio caro Rammius..."

Messaggio da tigranes » 16/08/2019, 19:34

Esattamente nell'agosto di millenovecento anni fa l'imperatore Adriano invia, al Prefetto d'Egitto, una lettera in cui conferisce nuovi diritti ai figli illegittimi dei Legionari :
https://followinghadrian.com/2019/08/04 ... skpVQqnMFU

La lettera, già nota, è ora entrata a far parte del "Berlin Papyrus Database":
http://berlpap.smb.museum/01764/?lang=en

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Publius Metilius
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Re: "mio caro Rammius..."

Messaggio da Publius Metilius » 06/09/2019, 1:16

Caro Tig, grazie di esserti ricordato del 'genetliaco' di questo documento, uno dei più importanti e significativi all'interno della vexata quaestio relativa ai rapporti familiari contratti da soldati romani - in particolare dai legionari, che godevano del diritto di cittadinanza romana - nel corso della loro ferma, vale a dire unioni con donne e messa al mondo di figli. Vexata quaestio perché nel corso dei decenni gli studiosi si sono divisi sul fatto che i soldati avessero o no il diritto di contrarre iustae nuptiae prima della loro honesta missio, che gli eventuali figli nati fossero considerati o no illegittimi, che - appunto - questi ultimi avessero o no il diritto di ereditare, ecc. La maggior parte degli studiosi ormai si orizzonta sul fatto che vi fosse effettivamente di base una proibizione a contrarre legami nel corso della ferma (e lo confermerebbero sia la promulgazione di deroghe smussanti questo rigore - quale appunto la lettera di Adriano in questione - sia la rivoluzionaria riforma di Settimio Severo che avrebbe concesso ai soldati il diritto a iustae nuptiae), ma resiste sempre uno zoccolo duro che sostiene invece la non esistenza di questa proibizione fin dalla riforma militare di Augusto, che non avrebbe mai potuto proibire a tutta una categoria di cittadini romani - e cittadini dell'elite più significativa - uno dei loro diritti fondamentali (proibizione tanto importante da sembrare strano che non ve ne sia traccia in storici attenti come Svetonio e Tacito), e che piuttosto vede nel rigore e nella disciplina tipici della vita militare (che rendeva fisicamente impossibile financo la dedictio in domum, e quindi la vita familiare consueta) il più efficace impedimento a trasformare le legioni romane in un baraccone di mogli, figli, concubine ecc. (fra questi studiosi, cito l'interessante Normes civiques et métier militaire à Rome sous le Principat, di J. Vendrand-Voyer). Circa alcune interpretazioni un po' troppo "estese" presenti nel commento che accompagna il documento nel sito Following Hadrian rimango un po' dubbioso, ma evito di pignoleggiare per non annoiare ulteriormente l'eventuale lettore... ;)

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